Speciale mese delle demenze: Cartoline dall’Islanda

Cristina e Livio
“Quassù” | Nella foto, Cristina e Livio con i loro familiari

Inauguriamo questo mese dedicato all’Alzheimer e alle altre demenze con le cartoline che ci hanno inviato Cristina e Livio dalle loro recenti vacanze in Islanda.
Sono testimonianze di grande valore perché ci indicano la direzione di un cambiamento possibile che vive nel qui e ora e rimanda al mittente il pregiudizio secondo cui chi si ammala di demenza deve rassegnarsi a rinunciare a tutto ciò che è importante nella sua vita.

Dicendo no al pregiudizio, Cristina e Livio (diagnosticato di demenza frontotemporale a esordio precoce circa tre anni fa) hanno fatto armi e bagagli, hanno preso un aereo per Reykjavík e hanno trascorso una settimana di felicità. Alla faccia di chi cercava di scoraggiarli…

Prima di lasciarvi alla lettura dei loro appunti di viaggio vorrei sottolineare un’ultima cosa: la parte del testo curata da Livio assume particolare significato perché si tratta di un elaborato che non ha subito revisioni ed è quindi una preziosa testimonianza diretta.

Grazie Cristina, grazie Livio per questo regalo – e per le bellissime foto con dedica!

E come diceva Claudio Baglioni, la vita è adesso.

Eloisa


Le Cartoline di Cristina

Un viaggio sognato molte volte… poi l’arrivo della malattia, l’addio forzato ai sogni e una realtà da vivere dura e mai pensata… e poi ancora… all’improvviso, quando meno te lo aspetti una proposta… quasi una battuta scherzosa “e se andassimo in Islanda?”

La prima reazione a una tale domanda ovviamente è stata una risata ironica, poi la risposta razionale che certe cose noi non le possiamo più pensare o sognare, certi viaggi non si possono più fare… è arrivata lei, la malattia… e le cose sono cambiate… ed è lei a dettare programmi e scandire giornate…

Però… però quella domanda continua a girarti per la testa… il sogno in realtà non è mai stato abbandonato… è solo stato allontanato, sotterrato… ma è ancora vivo…

Ti vengono in mente le parole di un medico che sulla malattia (oltre al fatto che non c’è cura e non c’è possibilità di guarigione… e poche altre informazioni) ha detto “quando vengono colpite persone giovani porta alla morte in poco tempo… è possibile in 2/3 anni…” e ti rendi conto che tu hai dato troppo peso a quelle parole e hai vissuto proprio 3 anni in attesa di questo finale… già con la morte e il lutto nel cuore…che però al momento, a dispetto delle previsioni, non sembra voglia arrivare (almeno non con più probabilità di qualsiasi persona che ogni mattina apre gli occhi su una nuova giornata…) e incominci ad ascoltare meglio la proposta fatta, incominci a  guardare, leggere, cercare informazioni… guardi e ti rendi conto che avresti una voglia matta di farlo quel viaggio….

Lo proponi a tuo marito, il tuo compagno, colui col quale hai viaggiato molto, colui col quale trascorrevi ore a preparare gli itinerari dei viaggi che facevi o a sognare viaggi che avresti fatto… viaggi che erano sempre un regalo per apprezzare le bellezze del creato e la gioia di stare insieme come coppia e come famiglia per qualche giorno fuori dalle routine quotidiane… e lui risponde con un grugnito… anche questo ha fatto la malattia… distrutto e azzerato interessi e voglia di fare…

A te sale il groppo in gola, gli occhi si riempiono di lacrime… perché se non ci fosse lei, quella stramaledetta malattia, lui si sarebbe già buttato a capofitto sul pc per cercare, studiare, pianificare… per partire… e allora ti arrabbi, non con lui… non ne può nulla, ma con il medico che, con poche pochissime nozioni date sulla malattia stessa ti ha indicato come unico bersaglio la morte… e basta.

In realtà lui è ancora vivo… malato certo, ma vivo… tu sei ancora viva… non si può stare seduti con le mani in mano ad aspettare un evento così nefasto.

Intanto la voglia di partire aumenta e ti rendi conto che non è poi così impossibile.

Oltre a mia sorella, l’autrice della “scandalosa” proposta si unisce una figlia, che per una fortunata combinazione tra un esame e l’altro, è libera proprio in quei giorni e quasi senza rendermene conto… prenotiamo i voli!

Ok… ora in questo sogno ad occhi aperti c’è un punto fermo.

Seguono le altre prenotazioni… i pernottamenti, l’auto a noleggio, alcune escursioni… sono felicissima… a momenti alterni però… ci sono infatti giorni in cui mi dico che ho fatto una stupidaggine, che non avrei dovuto… mio marito, sempre in compagnia della malattia che gli ha portato via le emozioni è impassibile… preoccupato però di cosa mettere in valigia… ma allora anche lui si ci sta pensando?

Eloisa di Novilunio, conosciuta proprio grazie alla malattia di Livio… una sera mi dice “non lasciarti portare via la speranza”… E io mi rendo conto che ha ragione… sto permettendo alla malattia di togliermi la speranza… e se non posso fare nulla contro la malattia stessa contro questo almeno posso lottare eccome!

Eloisa e Cristian poi, hanno anche un colloquio con Livio per preparalo al viaggio, mentre a noi danno ulteriori indicazioni pratiche per affrontare quest’avventura al meglio insieme a lui…

Arriva il giorno della partenza: mettiamo piede in Islanda e veniamo accolti da un vento gelido che porterà nelle ore successive addirittura la neve… ma i paesaggi hanno qualcosa di magico, questa terra ha qualcosa di magico…e tutti noi, Livio compreso, cominciamo a rilassarci… compare un timido sorriso sul suo volto (la malattia sembra essersi portata via anche quello…) un’espressione diversa… se ne accorgono gli altri figli e gli amici cui inviamo foto…

Un viaggio avventuroso per quanto riguarda le condizioni climatiche, le strade e gli spostamenti, ma semplice perché di una bellezza infinita da gustare, contemplare, senza grandi ragionamenti o concentrazioni… e anche Livio si lascia coinvolgere e sembra quasi prendere il sopravvento sulla malattia per qualche giorno… al punto che rientrando a casa, ritrovandoci nuovamente io e lui… mi abbraccia (erano circa 4 anni che non mi toccava) e mi dice “è stata davvero una bella vacanza” e questo è stato, inutile sottolinearlo, il riscontro migliore che potessi desiderare.

Prima di partire ho letto che almeno il 60% della popolazione islandese crede negli Elfi, ma anche in Fate, Unicorni, Troll, Nani da spiaggia… pare infatti che non lancino pietre in aria per paura di colpire questi esseri misteriosi e non saltino sulle pietre nel caso un Elfo vivesse al suo interno… ovviamente la cosa mi ha fatto sorridere…

Io, in Islanda, non ho incontrato creature magiche… ho visto una natura primitiva, meravigliosa e abbagliante nella sua semplicità… ma se c’è un luogo in cui credere nella magia l’Islanda è proprio quel posto… e chissà che davvero, qualche Fata buona o qualche Elfo abbiano avuto compassione e ci abbiano regalato, nonostante tutto, a dispetto della malattia una settimana veramente un po’ magica…

Cristina

Stelle
Stelle | Nella foto, alcuni degli splendidi scenari visitati dai nostri novilunici

 

Le Cartoline di Livio

Nel mese di maggio del 2018, fra il 19 e il 27, con mia moglie Cristina, mia figlia Michela e mia cognata Paola, abbiamo fatto un viaggio in Islanda.

Siamo partiti da Torino alla volta di Keflavik (l’aeroporto della capitale Reykjavik), via Londra Stanstead.

La prima cosa che abbiamo visitato è stata proprio la capitale, in cui si concentra un terzo dell’intera popolazione dell’isola, in una giornata di pioggia e vento. La città è graziosa, con case generalmente a due piani nella parte centrale, non ha grandi palazzi, c’è qualche hotel di lusso, ma offre poche cose di vero interesse turistico: la cattedrale luterana col suo campanile che domina tutta la città, l’Opera House ed un monumento vicino al porto che riproduce lo scheletro di una nave vichinga. Al porto, poi, si può ammirare qualche nave da crociera.

Abbiamo lasciato la capitale, per avventurarci sulla Statale n. 1 (la cosiddetta “Ring Road”), che percorre come un anello tutta l’isola.

I pernottamenti, già a partire dalla capitale, erano stati prenotati in anticipo e li cambiavano tutte le sere.

Essendo un’isola grande un terzo dell’Italia, ma con solo poco più di 300 mila abitanti, si capisce che il traffico risulta scarso. Tante volte abbiamo fermato l’auto, presa a nolo, in mezzo alla strada per fotografare il nulla, che consiste spesso in tozze forme di vulcani, distese di pietra lavica, praterie dove pascolano cavalli, pecore o capre.

Il clima è freddino e siamo passati dalla nevicata, al sole splendente, alle nuvole rincorse dal vento. Fa molta impressione vedere la quantità di acqua che scende in tranquilli fiumi pianeggianti o in spumose cascate che fendono la roccia dei crateri vulcanici.

Non sempre abbiamo potuto vedere ciò che ci eravamo prefissati, perché ci capitava di trovare dei tratti di strada che improvvisamente non erano più asfaltati e ci scoraggiavano dal proseguire; in alcuni casi, però, era proprio la Statale 1 che perdeva il suo asfalto, ma non avevamo strade alternative e magari anche per 15 o più chilometri dovevamo viaggiare sul pietrisco lavico. Bisogna inoltre rilevare che tutto l’interno dell’isola è vietato ai veicoli non attrezzati a trazione integrale e alti da terra: lì le strade sono solo piste e spesso sono inondate dai torrenti.

Tra le zone di interesse naturalistico più belle c’è il Myvatn, sorta di laghi formati in mezzo a crateri vulcanici spenti da tempo immemorabile, mentre fra le cascate, bellissime e imponenti sono la Skogafoss, la Gullfoss e la Godafoss. Alcune si vedono in più punti dall’alto, mentre ve n’è una che è possibile guardare passando dietro il suo salto: lì il sentiero era talmente scivoloso e privo di protezioni che la cascata me la sono guardata solo dal davanti.

Avevamo prenotato anche due escursioni: una ad Husavik, nel nord, dove una barca ci ha portato in un golfo di fronte alla cittadina, ad ammirare le balene: abbiamo avuto la fortuna di vederne in diverse occasioni (esemplari di 13-14 metri) e alcuni branchi di delfini che nuotavano vicino alla barca. In questa occasione, siamo stati muniti di tutone integrali che ci coprivano da capo a piedi, perché dovevamo essere protetti dal vento e dalla bassa temperatura. La seconda escursione è stata nel sud, in una laguna del vulcano Vatnajokull, raggiunta da un ghiacciaio sul quale galleggiano diversi iceberg: anche qui siamo stati equipaggiati con le tute e abbiamo fatto un giro con un gommone che ci ha portato fin quasi al bordo del ghiacciaio: durante il tragitto abbiamo ammirato una foca che su un piccolo iceberg ci guardava incuriosita. Gli iceberg hanno le forme più svariate e sono bianchi o azzurri, a seconda di quanto tempo sono fuori dall’acqua: è un’esperienza straordinaria, anche perché poi questi pezzi di ghiaccio si staccano in tante parti che vengono trascinate nella vicina spiaggia di sabbia nera, formando dei contrasti di colori veramente interessanti.

A proposito di animali, abbiamo anche intravisto una volpe artica e allevamenti di renne.

L’Islanda è terra di vulcani e di fenomeni simili: in due occasioni abbiamo visitato delle fumarole e solfatare, una della quali vicino ad una centrale geotermica. Siamo in una terra dura, dove è difficile far crescere gli alberi e dove spesso si attraversano zone desertiche per chilometri e chilometri.

Alla fine del viaggio, in una giornata di pioggia e vento ci siamo fermati ad ammirare il fenomeno dei geyser, queste polle solforose che ogni 5/10 minuti emettono degli spruzzi di vapore alti diversi metri.

Essendo maggio un mese con giornate molto lunghe, proprio la sera della partenza per tornare a casa, avendo l’aereo per l’una di notte, in aeroporto ci siamo goduti, da un lato il tramonto e, subito dopo, girate le spalle, abbiamo visto il sorgere del sole.

Insomma, le cose viste e le esperienze vissute sono davvero particolari e non descrivibili.

Un’ultima cosa: non conviene farsi attirare dai souvenir, soprattutto nella capitale, perché hanno prezzi esorbitanti e anche nel mangiare è meglio scegliere locali più alla mano.

Livio