La nostra visita al Museo della Maschera: Un’Esperienza Unica

Carissime e carissimi,
oggi condividiamo gli appunti di viaggio dei nostri soci e supervolontari Fanny e Frank sulla visita che il gruppo novilunico padovano ha fatto al Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori di Abano Terme in Provincia di Padova. La visita è parte del nostro programma di turismo sociale, pensato per coltivare vita insieme (in inglese viene ancora meglio… si dice “togetherness”) con le persone che partecipano ai nostri gruppi di Padova. Buona lettura!

Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori, inaugurato nel 2004 dal Centro Maschere e Strutture Gestuali, custodisce l’eredità artistica dei due scultori padovani, protagonisti della ricerca sulla maschera teatrale e artistica. Amleto Sartori (1915-1962), scultore e poeta, rivoluzionò la Commedia dell’Arte con maschere per Giorgio Strehler, Jacques Lecoq e Jean Louis Barrault, mentre Donato Sartori (1939-2016) proseguì la tradizione collaborando con Dario Fo, Moni Ovadia e registi internazionali, fondando nel 1979 il Centro Maschere e Strutture Gestuali.

La collezione museale unisce maschere teatrali create dai Sartori in oltre ottant’anni di attività a reperti etno-antropologici raccolti in viaggi e scambi culturali, offrendo una panoramica unica sulla maschera come strumento di dialogo transculturale. Oltre alle opere dei Sartori, il museo ospita una straordinaria raccolta etno-antropologica con reperti originali provenienti da diverse aree culturali del mondo, accumulati attraverso viaggi e scambi internazionali. Le opere sono state organizzate in tre grandi aree tematiche, articolate lungo i tre piani della Villa. Al piano terra è attualmente allestita la mostra temporanea “Maschere e Volti dietro le Sbarre” in cui sono esposte maschere create dai detenuti del carcere maschile di Padova alla fine degli anni ’80, oltre a documenti realizzati nel corso degli anni successivi: servizi fotografici, video e locandine del progetto teatrale “Passi Sospesi”. Il primo piano è invece dedicato alla sezione del Mascheramento urbano e alla Struttura Gestuale, ovvero alla nuova tipologia di maschera legata ad istanze contemporanee a carattere pluridisciplinare (arti visive, teatro, musica, danza, gesto). Infine, il secondo piano ospita la sezione “Teatro” in cui sono esposte maschere storiche greco-latine; sculture in legno, bronzi, ceramiche, lacche; maschere delle Commedie del Ruzante; la ricostruzione della bottega di uno scultore di maschere; e costumi storici, maschere teatrali
 della Commedia dell’Arte in cuoio sbalzato.

Prima di visitare il MUSEO eravamo convinti che si trattasse “solo” di una collezione di opere e manufatti provenienti da culture, tradizioni, arti, scienze, e tecniche diverse. Un luogo insomma dove poter conoscere, imparare e rivivere il mondo delle maschere teatrali ed artistiche. Dopo la visita di venerdì scorso, abbiamo scoperto che il Museo Sartori è molto più di un semplice museo – per noi è qualcosa di più grande che ci ha regalato un’esperienza emozionante, appagante, inclusiva e meravigliosamente unica!

Il merito di tutto questo va sicuramente a Sarah Sartori e Paola Piizzi, che hanno raccolto l’eredità di Amleto e Donato, e portano avanti le sue attività con tanto impegno per mantenere viva la tradizione della famiglia Sartori. Sarah è la nipote di Amleto, figlia d’arte di Donato Sartori, nonché coordinatrice delle attività del museo. Paola invece è la moglie di Donato Sartori e nuora di Amleto che negli anni si è battuta affinché il museo potesse continuare a vivere e tutelare la preziosa tradizione delle maschere teatrali che l’hanno reso famoso in tutto il mondo.

Le parole, l’entusiasmo, gli aneddoti di vita vissuta descritti con tanto amore e passione da Sarah che ci ha fatto da guida durante la visita ci hanno emozionato e riempito di stupore. La sorpresa delle “sale al buio” al secondo piano, progettate per accentuare la drammaticità delle opere esposte, i riflessi di luce, l’idea innovativa e UNICA di Donato Sartori che con la sua immensa “tela” di mascheramento urbano è riuscito a rappresentare un mondo unito e inclusivo, che ci unisce tutte e tutti.

Non è facile descrivere l’emozione provata dinnanzi a queste opere d’arte, alle maschere create dai maestri Sartori: nonostante siano oggetti inanimati, prendono vita quando sono indossate dalle persone. Ne siamo stati testimoni quando alla fine della visita, Paola Piizzi ha indossato una maschera, trasportando noi spettatori increduli in una dimensione nuova e sconosciuta. In un attimo è riuscita a far “vivere” la maschera come se fosse un tutt’uno con lei. E’ stato un momento magico, incredibile,  quasi surreale, che non dimenticheremo.

Questa visita ci ha confermato il ruolo fondamentale dei nostri musei nella società. Vivere un’esperienza museale, a prescindere dalla propria diagnosi o condizione, è un’opportunità preziosa che ci aiuta a conoscere il mondo e a sentirci parte di un tutto più grande di noi. E’ un’esperienza che secondo noi può veramente migliorare il benessere perché riesce a comunicare tranquillità e creatività. Non solo, quando visitiamo questi luoghi insieme agli altri, ci sentiamo più vicini e parte delle nostre comunità. Sono insomma un ottimo antidoto alla solitudine, all’esclusione e all’apatia!

Le emozioni uniche, diverse, che abbiamo provato ci hanno avvicinato perché quello che stavamo provando è davvero universale – al di là delle etichette che ci possiamo dare, persona con diagnosi o familiare-caregiver.

Grazie a NOVILUNIO e alla famiglia Sartori per averci donato questa esperienza indimenticabile.

Frank e Fanny