La demenza di Alzheimer è la causa di demenza più diffusa nel mondo e rappresenta circa il 60% dei casi. Attualmente si calcola che in Italia vivano almeno 700mila persone che hanno ricevuto questa diagnosi.

Si tratta di una malattia neurologica degenerativa, progressiva e irreversibile, che causa il deterioramento e l’atrofia di alcune aree del cervello. L’Alzheimer non è l’evoluzione inevitabile del normale processo di invecchiamento, ma è una patologia che colpisce solo alcune persone – in particolare (ma non esclusivamente) soggetti che hanno superato i 65 anni.

Si ipotizza che l’Alzheimer sia associato all’accumulazione di proteine beta-amiloide e tau derivanti da processi metabolici difettosi che causano la morte delle cellule cerebrali.

I SINTOMI PIU’ FREQUENTI DELL’ALZHEIMER

La malattia si manifesta in maniera differente da persona a persona – ovvero, alcuni sintomi possono presentarsi prima di altri – tuttavia i suoi sintomi più frequenti includono:

  • difficoltà ad apprendere nuovi concetti o procedure
  • difficoltà di concentrazione e attenzione
  • difficoltà a identificare o riconoscere oggetti di uso quotidiano
  • difficoltà a comunicare (es. nel ricordare parole o concetti)
  • difficoltà a portare a termine compiti o attività della vita di tutti i giorni.

Talvolta una persona con una forma lieve di Alzheimer potrebbe vivere momenti di confusione o avere comportamenti inconsueti o improvvisivi sbalzi di umore (dall’apatia all’aggressività); potrebbe anche fare fatica a prendere decisioni adatte a ogni situazione, oppure potrebbe trascurare l’igiene e il proprio aspetto. Spesso chi ha questa malattia tende a isolarsi da amici e familiari.

LA SUA EVOLUZIONE NEL TEMPO

Il decorso della malattia varia molto da persona a persona, così come variano i sintomi e il loro impatto sulla vita quotidiana. Tuttavia, man mano che la degenerazione dei tessuti evolve e riguarda sempre più funzioni cerebrali, si possono individuare (in modo molto generico) alcune fasi che caratterizzano l’esperienza di questa malattia:

  1. Fase precoce o lieve: nella sua forma più diffusa, l’Alzheimer provoca difficoltà cognitive che riguardano la capacità di memoria a breve termine. Ad esempio, le persone possono fare fatica a ricordarsi di eventi recenti oppure hanno difficoltà a seguire una conversazione. Anche la capacità di comunicazione potrebbe essere in qualche modo compromessa causando difficoltà a ricordare le parole o i nomi di persone o oggetti. Talvolta potrebbero anche emergere difficoltà a orientarsi in luoghi più o meno sconosciuti. L’autonomia nel portare avanti i propri ruoli e responsabilità quotidiane viene parzialmente compromessa, con iniziali conseguenze sia a livello personale che professionale.
  2. Fase intermedia o moderata: man mano che il deterioramento neurologico e cognitivo evolve, l’autonomia personale viene sempre più impattata; di conseguenza il bisogno di supporto da parte di altre persone diventa sempre più evidente nelle varie attività quotidiane, talvolta anche le più basilari. Gli eventi più recenti sono sempre più difficili da ricordare. Anche i ricordi più remoti della vita sono meno nitidi o comunque si registra una progressiva difficoltà nel metterli in sequenza correttamente. Conversare con gli altri diventa sempre più faticoso (questo è anche il motivo per cui molte persone parlano meno da questa fase della malattia in poi), sia perché diventa più difficile esprimersi (trovare le parole, costruire frasi, ecc.) e sia perché non si riesce a seguire i discorsi degli altri (di solito le persone tendono a parlare troppo velocemente per chi ha un deficit cognitivo). Il senso dell’orientamento, a volte anche negli ambienti domestici, è sempre più compromesso. L’evoluzione delle capacità cognitive ha anche un impatto sul comportamento: talvolta le persone diventano più taciturne e tranquille, altre volte sono facilmente irritabili o agitate perché si sentono costantemente minacciate da circostanze interne ed esterne al di fuori del loro controllo. Possono emergere anche difficoltà a ricordare la data o l’ora o ad apprendere o memorizzare nuove informazioni. 
  3. Fase avanzata e terminale: le funzionalità e l’autonomia personali sono gravemente compromesse, fino a raggiungere un livello complessivo di non auto-sufficienza. La persona ha bisogno di assistenza costante per continuare a vivere una vita piena e dignitosa. Le sue difficoltà  a comunicare e muoversi in autonomia sono sempre più importanti ed espongono la persona ai rischi di allettamento (e quindi piaghe da decubito*), disfagia*, isolamento, ansia e depressione. Diventa sempre più faticoso riconoscere i propri familiari e amici, ma non viene mai meno la capacità di godere dell’affetto e della vicinanza con le persone più care.

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