
Con questo articolo inauguriamo un nuovo e sempre più urgente campo di riflessione: l’impatto del cambiamento climatico sulle persone che vivono con demenza e sui loro cari. Nonostante l’emergenza climatica stia diventando sempre più grave e i suoi effetti sulla salute siano già evidenti e in crescita in Europa, si parla ancora poco di come eventi estremi come ondate di calore, siccità, alluvioni e altri disastri climatici influenzino la vita di chi convive con una demenza.
In Italia, che conta circa 1,5 milioni di persone con demenza e dove l’indice di invecchiamento è altissimo (193,1 persone over65 ogni 100 giovani under15, dato ci rende uno dei paesi più anziani al mondo), non possiamo permetterci di ignorare questa realtà. Il nostro paese sta infatti vivendo in prima persona gli effetti del riscaldamento globale.
La Conferenza ECCA 2025: Un’Opportunità Mancata
La settimana scorsa abbiamo partecipato alla conferenza ECCA 2025 (European Climate Change Adaptation Conference), una delle più importanti conferenze europee sull’adattamento ai cambiamenti climatici. L’evento si è tenuto dal 16 al 18 giugno 2025, ed è stato organizzato dalla Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) nell’ambito del progetto europeo Horizon Europe MAGICA, insieme all’iniziativa della Commissione Europea JPI Climate e in partnership con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Il tema principale era “Adattamento più intelligente, più rapido e più sistemico”, con l’obiettivo di accelerare le azioni di adattamento riunendo ricerca, soluzioni innovative, esperienze concrete e politiche pubbliche per costruire una società più resiliente.
Il nostro obiettivo era duplice: imparare dalle ultime ricerche e scoperte nel campo dell’adattamento climatico e, allo stesso tempo, portare la nostra prospettiva specifica sui bisogni delle persone che vivono con demenza.
L’esperienza è stata molto arricchente: abbiamo incontrato ricercatrici e ricercatori impegnati, realtà innovative e progetti che ci hanno dato speranza per il futuro. È stato incoraggiante vedere quante persone stanno lavorando con dedizione per prepararci alle sfide climatiche di oggi e di domani.
Tuttavia, nonostante l’alto livello scientifico e l’impegno dimostrato, abbiamo notato un limite importante: raramente chi si occupa di politiche di adattamento climatico considera le esigenze specifiche di chi vive con disabilità o condizioni di salute complesse come la demenza. Spesso manca quella lente particolare che permette di vedere e comprendere le fragilità uniche di queste persone.
La tendenza è quella di raggruppare sotto un unico ombrello tutte le persone considerate vulnerabili, a partire dalle persone anziane, senza distinguere chiaramente le diverse necessità e fragilità.
Il Clima in Italia: Un Quadro Allarmante
Il rapporto “Lancet 2024 Europe” ci dice che l’Europa si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media mondiale, con conseguenze sulla salute che sono già in atto e in crescita.
Non solo, l’IPCC (Panel intergovernativo per il cambiamento climatico) conferma che l’Italia è particolarmente vulnerabile. Il nostro paese è infatti considerato un “hotspot” del riscaldamento globale. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia, con temperature medie di 1,4°C superiori alla media e addirittura 3,22°C al di sopra dell’era pre-industriale. E quello che ci aspetta è un ulteriore peggioramento della crisi climatica.
Il nostro paese si trova ad affrontare una delle sfide più complesse della sua storia contemporanea: i cambiamenti climatici stanno trasformando radicalmente il territorio italiano, portando con sé conseguenze che vanno ben oltre il semplice aumento delle temperature.
Un Territorio Sempre Più Arido
L’Italia sta sperimentando una progressiva diminuzione delle precipitazioni che contrasta nettamente con le tendenze globali. I modelli climatici stimano una riduzione delle piogge tra il 4% e il 27% nelle regioni del Sud Europa e del Mediterraneo, una previsione che si sta già concretizzando in molte aree del nostro paese. Questa trasformazione sta portando a una crescente carenza d’acqua, con conseguenze dirette sull’agricoltura, sull’approvvigionamento idrico urbano e sulla gestione delle risorse naturali.
Un Caldo Senza Precedenti
Quello che rende particolarmente preoccupante la situazione italiana è l’intensità del riscaldamento estivo. Secondo il rapporto IPCC del 2023, il nostro paese sperimenterà temperature estive superiori di circa il 50% rispetto al riscaldamento medio globale. Non si tratta solo di giornate più calde, ma di ondate di calore prolungate che mettono a dura prova la salute pubblica, l’economia e gli ecosistemi.
L’Esplosione degli Eventi Estremi
I numeri parlano chiaro: gli eventi meteorologici estremi in Italia sono letteralmente esplosi negli ultimi anni. Dal 2015 al 2024, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, si è registrato un incremento del 485%, passando da 60 eventi nel 2015 a ben 351 nel 2024. Questa escalation include alluvioni improvvise, grandinate devastanti, trombe d’aria e periodi di siccità estrema che si alternano in un clima sempre più imprevedibile e violento.
Coste e Turismo Sotto Pressione
Le aree costiere italiane, dove si concentra gran parte della popolazione e delle attività economiche, sono particolarmente vulnerabili. L’innalzamento del livello del mare, combinato con eventi meteorologici più intensi, minaccia non solo gli insediamenti urbani ma anche il settore turistico, pilastro dell’economia nazionale. Le spiagge si erodono, le infrastrutture costiere sono sotto stress e le destinazioni turistiche tradizionali devono reinventarsi per far fronte a condizioni climatiche sempre più estreme.
Ecosistemi al Limite
Gli ecosistemi terrestri e marini italiani, già indeboliti da decenni di inquinamento e sfruttamento eccessivo, si trovano ora a dover affrontare ulteriori pressioni climatiche. La combinazione di temperature più elevate, cambiamenti nei regimi delle precipitazioni e eventi estremi più frequenti sta mettendo a rischio la biodiversità e la stabilità di molti habitat naturali.
Uno Scenario Europeo Allarmante
A livello continentale, l’IPCC sottolinea come il raddoppio o la triplicazione dei decessi da stress termico rappresenti un rischio concreto con l’ulteriore aumento delle temperature. L’Italia, per la sua posizione geografica e le sue caratteristiche climatiche, si trova in prima linea rispetto a questi rischi, rendendo urgente l’adozione di strategie di adattamento e mitigazione efficaci.
La sfida climatica per l’Italia non è più una questione del futuro, ma una realtà presente che richiede azioni immediate e coordinate a tutti i livelli della società.
Chi Sono le Popolazioni Vulnerabili?
Al di là dei gravi rischi che riguardano tutte e tutti in Italia e nel resto del mondo, è importante capire le differenze sociali tra chi può affrontare meglio il cambiamento climatico e chi invece non ha le risorse per farlo, perché vive una condizione che impedisce di difendersi da quello che sta succedendo al nostro clima. In quest’ultimo caso si parla di “popolazione vulnerabile”.
Nel contesto delle politiche di adattamento climatico, una popolazione vulnerabile è costituita da gruppi di persone che, a causa di fattori socioeconomici, geografici, demografici o istituzionali, hanno una ridotta capacità di far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici e di adattarsi efficacemente alle nuove condizioni ambientali. Per questo motivo richiedono interventi mirati e prioritari nelle strategie di resilienza territoriale.
L’Impatto del Cambiamento Climatico sulla Popolazione Anziana
L’impatto del cambiamento climatico sulla popolazione anziana è spesso sottovalutato, nonostante l’evidenza che i rischi siano molto amplificati per questa fascia di età.
La vulnerabilità delle persone anziane non è solo una questione di età, ma è legata a fattori sia fisici che sociali. Le persone più anziane, in particolare quelle sopra gli 85 anni, mostrano spesso:
- Comorbilità: Ovvero, la presenza di più condizioni di salute che possono peggiorare durante eventi climatici estremi;
- Difficoltà nel regolare la temperatura corporea: Un corpo di una persona anziana tende a rispondere in modo meno efficace al caldo e al freddo;
- Maggiore isolamento sociale: Spesso le persone anziane sono più sole o isolate dalla loro comunità di appartenenza. L’isolamento può limitare l’accesso a informazioni cruciali e aiuto in caso di emergenza.
Per comprendere appieno l’impatto dei cambiamenti climatici sulla popolazione anziana, è necessario esaminare le specificità dei loro bisogni e le diverse modalità con cui affrontano i rischi ambientali.
Temperature Estreme: I Numeri Parlano Chiaro
Il caldo estremo ha un impatto devastante sulla salute delle persone anziane. Studi hanno dimostrato che la proporzione di decessi per cause cardiovascolari dovuti al caldo estremo è tre volte superiore per le persone con più di 90 anni rispetto a quelle di 60-74 anni.
L’estate del 2022 in Europa ha causato 61.672 decessi legati al caldo, con un aumento rapido e significativo con l’età:
- 0-64 anni: 4.822 decessi
- 65-79 anni: 9.226 decessi
- 80+ anni: 36.848 decessi
I tassi di mortalità per milione di abitanti mostrano chiaramente la crescita del rischio con l’età:
- 0-64 anni: 16 decessi per milione
- 65-79 anni: 160 decessi per milione
- 80+ anni: 1.684 decessi per milione
L’Invecchiamento Accelerato
Il caldo estremo non causa solo morti immediate, ma può anche far “invecchiare” il nostro corpo più velocemente del normale. In questi casi si parla di invecchiamento biologico accelerato a livello epigenetico. In altre parole, quando siamo esposti a temperature elevate, il nostro organismo subisce cambiamenti interni che lo fanno funzionare come se fosse più vecchio della nostra età reale.
Questo succede perché il calore modifica il modo in cui i nostri geni lavorano – un po’ come se mettesse delle “etichette” sul nostro DNA che cambiano le istruzioni che ricevono le cellule, senza però danneggiare il DNA stesso. Gli studi mostrano che anche solo una settimana di giornate molto calde può accelerare questo processo di invecchiamento interno.
È un danno che inizialmente non si vede e non si sente, ma che nel tempo può aprire la strada allo sviluppo di patologie. In sostanza, il nostro corpo “paga il conto” dell’esposizione al caldo anche quando non ce ne accorgiamo subito.
Altri Eventi Climatici Estremi
Le emergenze climatiche non si limitano al caldo. Inondazioni, siccità e incendi boschivi presentano rischi specifici per le persone anziane:
- Difficoltà di evacuazione dalle proprie case o residenze: Problemi di mobilità che possono impedire di mettersi in salvo;
- Accesso limitato alle cure: L’assistenza sanitaria può essere compromessa per settimane o mesi dopo eventi gravi (pensiamo ad esempio all’esperienza della pandemia e alla difficoltà di accedere ai Pronto Soccorso o ai medici di medicina generale).
- Rischi durante la siccità: Aumentano i pericoli di malnutrizione e disidratazione;
- Problemi respiratori: L’esposizione al fumo degli incendi comporta elevati rischi per i polmoni.
Il Ruolo dell’Isolamento Sociale
Un fattore cruciale e modificabile è l’isolamento sociale. Chi è più isolato ha una salute più precaria ed è più a rischio di peggioramenti del suo stato di salute. Viceversa, poter contare sul supporto di qualcuno nella propria comunità può salvare vite. Ad esempio, uno studio condotto a Roma ha dimostrato che interventi mirati a ridurre l’isolamento sociale tra la popolazione anziana, come il programma “Viva gli Anziani!”, possono ridurre significativamente l’impatto delle ondate di calore sulla mortalità, diminuendo il rischio di decessi anche del 56%.
Crisi Climatica: Azioni Mirate per una governance più partecipativa
Come abbiamo visto, la crisi climatica è una sfida urgente e non più rimandabile per l’Italia, paese particolarmente vulnerabile e designato come “hotspot” del riscaldamento globale, con temperature in aumento e un’esplosione di eventi estremi. È emerso chiaramente come gli impatti di tale crisi non siano distribuiti uniformemente, ma colpiscano in modo sproporzionato le popolazioni più vulnerabili, tra cui spiccano le persone anziane e, più in generale, chi convive una condizione che limita la propria autonomia, come le persone con demenza. La vulnerabilità di questi gruppi è amplificata da fattori fisici come comorbidità e difficoltà nella termoregolazione, ma anche da un significativo isolamento sociale, che può limitare l’accesso a informazioni e aiuti vitali in situazioni di emergenza. Nonostante l’evidenza dei dati, che mostrano tassi di mortalità legati al caldo estremo drasticamente più alti per gli over 80 e il rischio di invecchiamento biologico accelerato, le politiche di adattamento climatico spesso non considerano adeguatamente le esigenze specifiche di queste fasce della popolazione, raggruppando le vulnerabilità senza distinzioni precise.
È quindi imperativo agire immediatamente e in modo coordinato, sviluppando strategie di adattamento che siano “più partecipative, più rapide e più sistemiche”. Questo richiede un approccio che, oltre a essere basato sull’evidenza scientifica e sull’innovazione, sia profondamente radicato nei principi della giustizia climatica e si concretizzi in politiche che prevedono una governance partecipativa. Ciò significa garantire la rappresentanza diretta ai tavoli di discussione delle comunità considerate più vulnerabili, riconoscendo il loro diritto ad essere protagoniste nella definizione delle soluzioni. Dobbiamo focalizzarci su interventi mirati che non solo supportino specificamente chi si trova in condizioni di maggiore fragilità, ma che ne valorizzino il ruolo attivo nella costruzione di una società veramente resiliente per tutte e tutti, dove nessuno venga lasciato indietro.